La curiosa storia all’origine dello stress

Ogni giorno sentiamo parlare di stress e sono tanti gli eventi che possono portarci a sentirci spossati, stanchi e stressati. Lo stress ci rende meno efficaci, meno efficienti, meno preformanti.

Che il termine “stress” sia stato preso in prestito dal campo della fisica [1] è una nozione nota a molti, ma forse non tutti sanno la curiosa storia che si cela dietro allo studio di questa sindrome.

Tutto ebbe inizio quando uno dei padri della fisiologia dello stress [2], Hans Selye, giovane scienziato talentuoso, si rivelò del tutto incapace di condurre ricerche sui ratti da laboratorio.

Negli anni Trenta, ancora assistente universitario, Seyle stava iniziando ad avvicinarsi al campo dell’endocrinologia – la branca della medicina che si occupa di studiare il funzionamento degli ormoni all’interno del corpo umano – e desiderava trovare la carta vincente che gli permettesse di iniziare una carriera da ricercatore. Destino volle che un biochimico, proprio in quegli anni, fosse riuscito ad isolare un estratto ovarico e stesse cercando qualcuno che ne volesse sperimentare gli effetti sul corpo. Cogliendo al volo il potenziale dell’impresa, il giovane decise di farsi carico di queste ricerche. Tuttavia, la sfida si dimostrò essere più complessa del previsto.

Seyle provò quotidianamente, con costanza e dedizione, ad iniettare l’estratto ovarico ai ratti da laboratorio, ma tutti i suoi tentativi risultarono faticosi ed estenuanti. Ogni volta che provava ad iniettare il composto, infatti, i ratti riuscivano a svincolarsi dalla sua presa o lui, per errore, li lasciava cadere a terra ed era poi costretto a passare ore ed ore a rincorrere gli animali per la stanza. Spesso, inoltre, per farli uscire dai loro nascondigli batteva dei colpi sui mobili o cercava di costringerli a rimanere immobili. Solo dopo diverse prove riusciva a iniettare l’estratto in modo soddisfacente.

Mesi e mesi passarono in simili peripezie, finché il giovane Seyle decise di esaminare gli effetti delle sue ricerche. Fu allora che scoprì qualcosa di incredibile: tutti i ratti avevano ulcere peptiche [3]. Credendo di aver finalmente scoperto gli effetti della somministrazione dell’estratto ovarico, da ineccepibile scienziato quale era, Seyle creò un gruppo di controllo per verificare la sostenibilità della sua scoperta. Prese, infatti, diversi ratti e decise di iniettare loro solo una soluzione salina, al posto del solito estratto ovarico.

Tuttavia, anche in questo caso, ai poveri animali toccò lo stesso trattamento: ogni giorno prima di ricevere l’iniezione venivano lasciati cadere, inseguiti, cacciati, spaventati. Tanto che, alla fine, anche i ratti del gruppo di controllo si trovarono ad avere ulcere peptiche.

Davanti a quel fallimento la maggior parte degli scienziati avrebbe lasciato perdere la ricerca, invece il giovane Seyle non si diede per vinto, anzi iniziò a ragionare su ciò che aveva osservato: l’ulcera peptica non poteva certo derivare dall’estratto ovarico dal momento in cui era insorta sia nel gruppo sperimentale (le prime cavie) sia nel gruppo di controllo. L’unica cosa che avevano in comune tutti questi animali era il trattamento che avevano subito prima dell’iniezione.

Fu, allora, che il brillante scienziato comprese la verità: le sue traumatiche iniezioni erano state la causa del cambiamento nei corpi dei ratti: le ulcere rappresentavano, infatti, una risposta dell’organismo a degli eventi spiacevoli. E, per verificare questa ipotesi, Seyle espose alle intemperie invernali alcune cavie, altre vennero posizionate nella stanza accanto alla caldaia, altre ancora subirono interventi chirurgici. In tutti i casi si registrò un’accresciuta incidenza di ulcere peptiche.

Ad oggi sappiamo esattamente cosa stava osservando Seyle: una delle manifestazioni sintomatiche più diffuse causate dalla sindrome da stress. E fu così che lo stesso Seyle teorizzò come stress prolungati fossero in grado di farci ammalare.

 

 

Note

[1] In fisica, lo stress del materiale in un punto è la forza applicata per unità di superficie. (R. Sapolsky, 2014)

[2] Per fisiologia dello stress di intende lo studio del modo in cui il corpo reagisce agli eventi stressanti.

[3] L’ulcera peptica consiste in un foro di un tessuto relativo all’apparato gastrointestinale perciò ad organi quali lo stomaco, l’area che collega l’esofago allo stomaco e l’area che collega lo stomaco all’intestino.

 

Riferimenti

Seyle H.: The stress of my life, New York, Van Nostrand, 1979.

Sapolsky R.: Perché alle zebre non viene l’ulcera?, Castelvecchi, Roma, 2014.

 

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