I fattori psicologici che modulano lo stress

Cosa si intende per stressor? Lo stressor è qualsiasi elemento che scardina l’equilibrio allostatico di un organismo, dove il concetto di allostasi si presenta come un’evoluzione del concetto di omeostasi. 

Secondo la teoria omeostatica, infatti, ogni elemento fisiologico ha un unico livello ottimale tanto che il cervello sembrerebbe essersi evoluto proprio per ricercare l’omeostasi1. Questo livello ottimale viene raggiunto attraverso un meccanismo di regolazione locale per cui, per esempio, nel caso in cui non ci fosse abbastanza acqua all’interno del nostro corpo, interverrebbero i nostri reni per ristabilire l’equilibrio.  

Secondo la teoria allostatica, invece, non esiste un unico livello ottimale perché ciò che risulta essere efficace in condizioni di serenità non risulta esserlo in situazioni di stress. Ecco che, allora, il livello ottimale varia in base al contesto e può essere regolato in modi molto diversi dal nostro cervello. Per cui, tonando al nostro esempio, nel caso in cui ci fosse una carenza di acqua non interverrebbero solo i reni, ma il cervello potrebbe anche far sorgere in noi lo stimolo della sete o ridurre la nostra sudorazione. 

Scardinando l’equilibrio allostatico dell’organismo, lo stress è in grado di generare diverse risposte fisiologiche. Queste risposte possono, a loro volta, essere modulate dai fattori psicologici. In altri termini, due stressor identici, causanti lo stesso grado di disturbo allostatico, possono essere percepiti e valutati diversamente in base ad alcune variabili psicologiche.  

Vediamone le principali: 

☛ Sfoghi per la frustrazione: tirare pugni al sacco di box, dedicarsi al giardinaggio, fare una corsasono tutti sfoghi utili nella misura in cui riescono a distrarci dallo stressor e sono positivi per noi.  

☛ Sostegno sociale: le reti di sostegno che ci circondano possono fare la differenza. Infatti, avere una spalla su cui piangere, un orecchio pronto ad ascoltarci e qualcuno che ci dica che tutto andrà per il meglio riduce l’impatto che uno stressor ha su di noi. 

☛ Prevedibilità: sapere che sta per arrivare uno stressor negativo ci tranquillizza implicitamente sul fatto che non ne stia arrivando uno più temibile. Tuttavia, affinché la prevedibilità riesca a rendere gli stressor meno stressanti, essa deve sottostare ad alcuni principi. Innanzitutto gli avvertimenti sullo stressor in arrivo sono meno efficaci se si tratta di un qualcosa di raro (come il fatto che la probabilità di essere colpiti da un asteroide mentre si viene anche colpiti da una cassaforte che cade sia 1 su 23.000.000) o di molto frequente (ad esempio, sapere che il giorno di ferragosto ci sarà traffico). Ancora, un avvertimento dato troppo in anticipo o qualche secondo prima dello stressor non risulta essere efficace perché non ci dà modo di trarne dei benefici psicologici. Inoltre, l’avvertimento deve essere preciso e puntuale. Infine, nel caso in cui lo stressor fosse davvero terribile (come il fatto di sapere che domani faremo un incidente in macchina ed entreremo in coma) esso non farebbe che aumentare inutilmente lo stress anticipatorio. 

☛ Controllo: qui è essenziale sottolineare come non sia tanto l’esercizio del controllo ad essere cruciale (il fatto di poter davvero cambiare la situazione) quanto, piuttosto, la convinzione di avere il controllo. Un esempio di ciò è rappresentato dal caso degli aerei: tutti sanno che gli aerei rappresentano il mezzo più sicuro per viaggiare, ma nonostante ciò molti di noi hanno paura di volare. Questo accade perché il guidatore medio è convinto di essere superiore alla media e, perciò, di avere più controllo in una macchina che conduce lui rispetto ad un aereo in cui non può esercitare alcun potere sul pilota. Anche nel caso del controllo occorre precisare che gli effetti del senso di controllo sullo stress dipendono molto dal contesto: se si ha a che fare con uno stressor per il quale è facile immaginare uno scenario peggiore del reale, allora, introdurre il senso di controllo aiuta. Ma quando lo stressor è terribile e fuori dal nostro controllo, l’illusione di poter intervenire esercitando un controllo è deleteria perché genera in noi il senso di colpa per non essere stati in grado di modificare l’inevitabile.  

☛ La percezione che le cose stiano cambiando: se percepiamo che le cose stiano migliorando abbiamo un abbassamento del livello di stress, viceversa, nel caso in cui ci accorgessimo che le cose iniziassero a peggiorare questo non farebbe che aumentare i livelli di stress.  

Questi sono i fattori psicologici generali che possono modellare la percezione degli stressor. Tuttavia, occorre ricordate che ognuno di noi è diverso per quanto riguarda il numero di stressor che lo colpiscono e ognuno di noi ha differenti filtri psicologici attraverso i quali percepisce gli stressor che il mondo esterno gli pone dinanzi.

 

Riferimenti: 

Dooley M.K., Sweeny K.,: Perceptions of romantic partner’s responsiveness during a period of stressful uncertaint, (art) pubblicato su Journal of personality and social psychology, 2018. 

Sapolsky R.: Perché alle zebre non viene l’ulcera?, Castelvecchi, Roma, 2014. 

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